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La Tortura

Larsen

Perdono o Punizione

L’ho conosciuto tipo nel 2015, visto che ancora ci convivo, brindo quindi “cin”. Da allora nei miei timpani ne porto i sibili, ogni giorno è come fossi di ritorno da uno show degli AC/DC. Larsen fischiava per la mia attenzione un po’ come si fa con i taxi, senza una tregua una continuazione ma come si fa a coricarsi? Da solo nel letto a dannarmi, nella stanza cori urlanti. Di colpo leggevo i labiali quindi basta coi romanzi. Lo potevo calmare al mare, quiete stellare, Antares. Con l’orecchio preso a mazzate, Conor McGregor, Alvarez. Uno squillo ossessivo come un pugno sul clacson, primo pensiero al mattino, l’ultimo prima di buttarmi giù dal terrazzo.

Fischia l’orecchio, infuria l’acufene. Nella testa vuvuzela mica l’ukulele. La mia resistenza è quella zulu, cede. Se arriva Larsen te lo devi tenere.

Parlo di Larsen e metto mano alla fondina, alzo la cortina, sentivo fischi pure se il locale carico applaudiva, calo d’autostima. Non potevo ascoltare la musica come l’ascoltavo prima, io Lagostina, una pressione continua, la depressione poi l’ira. Mi rivolsi ad uno specialista che mi disse c’è una sola cura, come prima cosa nella lista parla con l’orecchio, chiedi scusa, poi compresse, flebo doppie, RM, ecodoppler, ecodiete, ecatombe, Larsen indenne, era stalker. Credevano che fossi matto, volevano portarmi dentro, ho visto più medici in un anno che Firenze nel rinascimento. Stress iniziano a dire, non sanno che pesci pigliare a parte quello d’aprile, vorrei vederlo sparire ma…

Fischia l’orecchio, infuria l’acufene. Nella testa vuvuzela mica l’ukulele. La mia resistenza è quella zulu, cede. Se arriva Larsen te lo devi tenere fino alla fine, fino alla fiiiiiiiiiiii

So come ama Larsen e so com’è ammalarsene, so che significa stare in un cinema con la voglia di andarsene. Contro Larsen, l’arsenale, non pensavo m’andasse male, solo chi ce l’ha comprende quello che sento nel senso letterale e poi non mi concentro, mi stanca, sto invocando pietà, Larsen. Il suono del silenzio a me manca più che a Simon e Garfunkel. Nel cervello c’è Tom Morello che mi  manda feedback: “Hai voluto il rock, ora tienilo fino alla fine!”.

Fino alla fine, fino alla fine, fino alla fine…