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Il Reato

Prosopagnosia

Michele o Caparezza

Rullino i tambur nuovi calembour, dischi e ancora tour, Whisky, Troubadour. In hotel frutta in più nella nuova DUS. Non ho figli col grembiule nello scuolabus. Quando ascolto i miei coetanei sembrano più grandi, è il vissuto che fa l’età non i compleanni. Io che mi comporto ancora come i loro pargoli: tra le mani gli album e non riesco a completarli! Qualcosa sta bloccando l’ingranaggio, “Siccome immobile” sto sul palco del 5 Maggio. Cantavo per fuggire dal mondo in un solo slancio, ora che cantare è il mio mondo ne sono ostaggio. Non sono più lo stesso di un secondo fa. Nel mio caso, fidati, pure un secondo fa. Al mattino la mia voce roca brontola, dice mettici una croce sopra, Golgota.

And if you call my name I don’t recognize it, if I look at my face I don’t recognize it I don’t recognize it, I don’t recognize it, I don’t recognize it, I don’t recognize it.

Ma quale tribuno del popolo, mi viene sonno dormo più a lungo di Tòtoro, fuori salta tutto in aria con le molotov mentre sul divano accorcio il divario con Oblomov. Annoiarmi come fanno gli altri in fondo è meglio, passo gli anni come Mastroianni in “8 e 1/2”. Scrivo, va bene, rileggo, non va bene, esco. Vita breve, tipo “di Adele” senza le scene lesbo. Attaccato alla penna come la stampa al cronista, le parole crociate come santa conquista, da stacanovista a “staccanovista” perché stacco spesso e quando scrivo un pezzo qua stappano Crystal. Tanto per quanta fama ricevi avrà sempre più paganti la fontana di Trevi. Non ha senso recitare la parte degli incompresi con tutti dalla mia parte, con tutti così cortesi.

And if you call my name I don’t recognize it, if I look at my face I don’t recognize it I don’t recognize it, I don’t recognize it, I don’t recognize it, I don’t recognize it.

Non mi riconosco più, prosopagnosia, sto cantando ma il mio volto non è divertito, quasi non capisco più quale brano sia, ogni volta mi riascolto e sono risentito. Un video di chirurgia ricorda a me stesso che può essere sgradevole guardarsi dentro fino a diventare oggetto del proprio disprezzo e dire: ”Sono io sputato quello nello specchio!” E non aspetto altro che avere un altro aspetto, a sorpresa vengono fuori come un terno secco bollori che tengo dentro come un thermos, ecco. Si tratta ancora di me ma non è lo stesso, di riposo non ce n’è, qua non è l’ostello, faccio un ulteriore passo, non dello Stelvio, via da questo umore basso livello sterco.

If you call my name I don’t recognize it. If I look at my face I don’t recognize it, I don’t recognize it, I don’t recognize it, recognize it, recognize it! And if you call my name I don’t recognize it, if I look at my face I don’t recognize it, I don’t recognize it, I don’t recognize it, I don’t recognize it, I don’t recognize it.